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MalusI, Il messaggio 3

MalusI, Il messaggio 3

domenica 27 febbraio 2011

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All’epoca egli stesso non seppe interpretare correttamente i fatti, secondo me il più saggio dei maghi morì senza averli mai compresi del tutto, per quanto mi riguardava, forse, fu meglio così. Penso che il suo cuore fosse troppo turbato dal sangue che sgorgava dalla terra e dalla spaventosa voce del demone, per capire che la chiave del mistero era in quel timido balbettio che seguì, era la voce di Penumbra.
Per fortuna, almeno, comprese che doveva intervenire, così convocò d’urgenza il Grande Raduno dei Druidi nella sacra foresta di Brivium. Mandò le sue colombe ai quattro angoli della terra per radunare i membri del Grande Raduno sparsi nelle contee e regni più lontani della Terra di Mezzo. Egli stesso partì immediatamente alla ricerca del prode principe Randolf di Sonnholm, che come altre volte l’avrebbe aiutato nell’impresa, erano diretti verso un luogo lontano fuori dai confini della Terra di Mezzo, perché come diceva nel messaggio inviato agl’altri vati « La notte si sta svegliando ».
Lungo la strada fu raggiunto da una singolare notizia, alcuni abitanti delle lontane isole di Kajahil raccontavano d’avere visto numerosi draghi volare intorno alle vicine montagne dei Corni dei Demoni, quasi a formare degli stormi. Gilduin liquidò frettolosamente l’accaduto come poco rilevante, attribuendo l’assembramento di draghi alla probabile morte del vecchio Tages che da tempo immemorabile si annidava tra quelle rocce. Questo fu, probabilmente, il primo errore che commise, perché le cose non stavano esattamente come aveva pensato, ma d’altronde chi avrebbe potuto immaginare una realtà che non apparteneva agli uomini.

I Corni dei Demoni, posti oltre il mare all’estremo nord, si chiamano così perché sono dei massicci rocciosi molto alti e scoscesi di materiale friabile, sembrano due corni, sono irraggiungibili per gli uomini e da sempre gradito rifugio dei draghi. Da diversi giorni i draghi ripetevano quella strana danza volando intorno alla seconda cima, giungevano da ovunque, pur essendo esseri di notevoli dimensioni visti da lontano ed in rapporto alla montagna potevano davvero sembrare degli stromi d’uccelli. 
Tra gli ultimi giunse un giovane drago dalla pelle scura e le scaglie lucenti, le ali ricoperte da pelle forte ma sottile, quasi trasparente. Pochi battiti furono sufficienti perché la possente apertura alare lo facesse librare tra le correnti. Sorvolò la cima più in alto degli altri, dopo di ché discese con una dolce planata a spirale verso l’apertura della caverna posta in prossimità della vetta. Con gli artigli posteriori si aggrappò ai bordi del precipizio e cautamente sbirciò all’interno poco illuminato. L’antro era pieno di fumo in lieve e costante movimento per via del fiato dei draghi. Le pareti erano lucide ed il suolo ricoperto d’oro che scintillava ad ogni respiro infuocato.
“ Amico che ascolti, Adranos, ti ho chiamato, vieni ti stiamo aspettando” lo chiamò una voce stanca e rauca all’interno. Timoroso Adranos entrò, fece alcuni passi, con un elegante movimento del lungo collo in segno di riverenza, posò la testa al suolo.
Dinanzi, adagiato su un imponente cumulo d’oro, giaceva Tages il più anziano dei draghi, ormai incapace di muoversi. Il corpo deformato dalla vita e dalle malattie, era di colore grigio chiaro con chiazze verdognole, le scaglie d’osso che l’avevano coperto sembravano impietrite, gli artigli spezzati dalla vecchiaia, non aveva nemmeno la forza di aprire gli occhi. Adranos col corpo prostrato alzò e riabbassò più volte il capo, come in una danza di corteggiamento tra cigni; accanto aveva altri quattro draghi che fecero altrettanto, per poi ritirarsi in riverente silenzio nell’attesa che il vecchio parlasse.
“ C’è molta irrequietudine. I nostri hanno percepito l’accaduto. Sono turbati a causa di ciò che gli stolti uomini stanno per fare“. Tutti ascoltavano la sua voce senza parole, che parlava al cuore. Sbirciò Adranos dagli occhi semichiusi.
“Persino tu: l’indomabile, sei venuto” Adranos ritrasse il capo in segno d’imbarazzo, ma ebbe l’ardire di domandare quel che tutti volevano sapere e che era causa di tanta irrequietudine.
“ Gli uomini stanno distruggendo il mondo, creano orrori su orrori. La nostra antica Madre Terra è in lutto” il vecchio rispose.
“ Ho percepito una novità tempo addietro. Ho ascoltato da lontano i suoi primi palpiti ed il mio stanco cuore ha esultato, ho udito il suo vagito e la mia anima ha ripreso a volare. Noi anziani abbiamo scelto il suo nome: sarà Penumbra, perché tra luce e tenebre volerà, immune ad entrambe, affinché ci riporti ciò che è stato rubato dagli umani. Nostra Madre ci offe una possibilità. La nascita di Penumbra era stata prevista… da tempo lontano, ed è giunta nel momento più opportuno”, alitò una pallida nube di fumo verso Adranos.
“ Tu sarai il suo tutore, suo maestro e sua ombra. Hai ucciso molti uomini, ne conosci la malvagia insidia, dovrai essere il suo protettore ed in questo loro…” indicò con gli occhi gli altri presenti “ Ti aiuteranno, in caso di necessità verremo tutti in vostro aiuto”. Sputò fuoco retrocedendo la testa e sollevandola, lasciando per un attimo trapelare la potenza che doveva avere posseduto in gioventù. Riprese fiato e proseguì.
“La fine degli umani ha avuto inizio, se Penumbra dovesse morire e gli uomini conservare un altro strumento di distruzione… Faremo ribollire le viscere della terra, i vulcani con le ceneri offuscheranno il Sole. Pioverà fuoco e le loro città arderanno. La terra si spezzerà. Faremo salire le acque degli oceani, annegheremo le pianure. Infine come uragano e tempesta scenderemo dalle nostre montagne, seguendo il nauseante odore della loro carne putrida, annienteremo i superstiti, col veleno e le malattie li decimeremo ed infine col fuoco purificatore li distruggeremo. Dalle loro ceneri rinascerà una nuova Madre. Una Madre incontaminata, senza più figli maledetti.” Abbassò di nuovo la testa e stanco riprese.
“ A noi non è lecito commettere lo stesso errore degli uomini: non possiamo interferire con la Natura, per questo è necessario mandare avanti Penumbra, affinché liberi gli uomini dalla loro stessa follia. Interverremo solo in caso estremo” guardò i cinque prescelti che aveva dinanzi: Adranos l’indomabile per il quale batteva il suo vecchio cuore; Moros il possente dal corpo verde scuro, che da solo poteva sostituire un esercito di draghi; Nyx silenziosa e nera come un serpente, nell’impresa avrebbe portato le inseparabili e letali figlie, Lachesis, Atropos e Klotho; Enyo nervosa e famelica, che a stento riusciva a tenere fermo il guizzante corpo bronzeo dai mille riflessi metallici emessi dalle armi in battaglia ed infine Erebos anch’egli scuro, ma incorporeo, come l’oltretomba da cui proveniva, era difficile capire dove avesse inizio o termine.
Tages chiuse gli occhi e con un sottile alito di fuoco li congedò.

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